venerdì 25 novembre 2016

giovedì 6 ottobre 2016

Al supermercato

Ho ricordi di una volta, del banco dei vignaioli al mercato rionale, del gentilissimo sor Vittorio - il vinaio, dell'alimentari sotto casa dove mamma mi mandava a prendere giorno per giorno il parmigiano grattugiato ben stagionato, l'affettato fresco e profumato per le merende del pomeriggio, il pane che durava diversi giorni.
Ho ricordi di tante persone che mi servivano senza le infinite precauzioni di oggi e non ho ricordi di infezioni o terrori di batteri o altro per mancanza di guanti o pinze varie.
Da tempo invece, ogni volta che mi aggiro tra gli scaffali e i banchi dietro ai quali si affacciano dipendenti in divisa elegante dotati di ogni ammennicolo utile a mantenere la sacra igiene, non posso fare a meno di domandarmi: da dove verrà veramente il maiale del prosciutto? Quale miscuglio assurdo di olii extracomunitari (che forse non hanno mai visto un'oliva) ci sarà nell'elegante bottiglia verde? Come può essere che tra i limoni esposti quelli dell'Argentina sono bellissimi e freschi e meno costosi di quelli italiani che sono tutti mosci? Che miscuglio di polvere di latte avranno usato per il formaggio di gomma "tipo Norcia"?
Ho ricordi della spesa di una volta e del fatto che quando si portavano a casa le buste non ci si sentiva così presi per i fondelli.

giovedì 14 luglio 2016

Tra gli ulivi

Un inatteso violento stridio di lamiere squarcia il silenzio in un campo assolato del Sud a cui la sera restituisce la quiete. Allora immagino la luce di una luna esile, anime smarrite che vagano ancora tra gli ulivi pacifici e penso che una melodia gentile può accarezzare lo stupore, i sogni infranti, gli affetti interrotti, la vita che ripercorriamo in pochi istanti fulminei, l'abbraccio infinito e inscindibile tra madre e figlia, l'addio scivolato via sulle labbra.

lunedì 13 giugno 2016

Sinuosa Mente

Stai lì sfoggiando savoir faire
e pensavo che hai imparato a farlo bene,
ma una cosa è essere e un’altra è apparire
e credimi, penso proprio di poterlo dire.

Sinuosa mente fendi l’aria,
per chiunque tranne me un’ambita preda,
e per il tanto, a volte troppo, vissuto
penso che declinerò l’invito.

Cosa avremmo da dirci che non sappiamo già
col rischio di derive inaspettate,
senza più incanto, senza ambiguità
così aggrappati a teorie consolidate.

Già mi vedo sfogliare gli album dei ricordi
coi momenti non facili da ripensare.
Tu che racconti la tua storia,
io che fingo di non conoscerne il finale.

Perciò, perché funzioni di nuovo,
per darmi a una nuova vita,
dovrei convincermi che l’altra
non sia stata vissuta.



E non è che l’idea non mi attragga,
per qualche istante valuto i pro e i contro,
per qualche istante, solo per poco
immagino di rimettermi in gioco

poi ripenso alla fatica di capirsi,
di cucirsi addosso il vestito perfetto,
al tempo impiegato per plasmare lo stampo,
a un modo di essere da cui non c’è scampo.

Cosa potresti dirmi che io non sappia già
e a poco serve che tu fenda l’aria
per così dire, amabilmente
sinuosa mente.

O forse tu non pensi a più di tanto
perché mi viene il dubbio che sia io
quello che è rimasto indietro
e che tu l’abbia già compiuto il salto.

E allora siediti qui e dimmi,
per darti a una nuova vita,
come hai potuto convincerti che l'altra
proprio non sia stata vissuta.


giovedì 9 giugno 2016

Il latino è una lingua precisa, essenziale. Verrà abbandonata non perché inadeguata alle nuove esigenze del progresso, ma perché gli uomini nuovi non saranno più adeguati ad essa. Quando inizierà l'era dei demagoghi, dei ciarlatani, una lingua come quella latina non potrà più servire e qualsiasi cafone potrà impunemente tenere un discorso pubblico e parlare in modo tale da non essere cacciato a calci giù dalla tribuna. E il segreto consisterà nel fatto che egli, sfruttando un frasario approssimativo, elisivo e di gradevole effetto "sonoro" potrà parlare per un'ora senza dire niente. Cosa impossibile col latino.

Giovannino Guareschi